Provocatoriamente don Zeno di Nomadelfia ha detto: “Per cambiare rotta bisogna necessariamente cambiare rotta: si prende in mano il Vangelo e si fa quello che dice”. Tra gli inviti alla conversione, tipici della Quaresima, questo è forse il più lapidario, essenziale, impegnativo ma anche benefico!

Sappiamo che il vangelo è per noi sorgente di vita. Ma quel verbo ripetuto (“cambiare rotta”) prende di petto la questione di fondo: che cosa ci ostacola quanto all’essere novità evangelica?

Senza dubbio il non stare sufficientemente immersi nel cuore di Cristo. Siamo abilissimi nel fare analisi, non ci manca l’ausilio di tanti studi ed esperienze diversificate; tuttavia, spesso alle tante parole e proposte non segue un rinnovamento reale. Per questo è provvidenziale quel richiamo rude di un profeta del nostro tempo.

Circa l’esercizio della carità, sappiamo che strade percorrere? A noi sembra che basti il buon senso o qualche ragionamento ben elaborato. Ma torna la domanda: ci chiediamo qual è il vero bene dell’uomo? Come a Cana di Galilea, Maria direbbe oggi a noi: “Gesù vi farà scoprire chi è l’uomo, qual è la sua dignità, il suo vero bene, che cosa è veramente urgente per lui e cosa è secondario e dannoso”. I genitori si interrogano così, ad esempio, per capire che cosa vuol dire amare veramente i propri figli? E similmente tutti gli altri, impegnati a servire il prossimo nei vari campi della cultura, del lavoro, del dolore, della fede? È tempo che i cristiani diventino meno omologati al mondo in cui vivono, più “contestatori”: alternativi.

Sappiamo quanto è forte, per chi crede oggi, la tentazione di essere come gli altri, per stare tranquilli e non avere noie… Se però contempliamo il cuore di Cristo Crocifisso - e i venerdì di Quaresima ci propongono solo questo impariamo da lui il modo giusto di vedere “l’altro”!

Questi i segni che la parrocchia deve offrire al mondo: anzitutto il suo impegno educativo, inteso ad aiutare le persone a cercare la propria vocazione profonda; quella che ci fa uscire dalla solitudine e ci introduce in un'esperienza di comunione. Oggi serve una vigorosa concertazione educativa di tutte le forze presenti nella Chiesa. È troppo grande l’urgenza nella quale ci troviamo…

La Chiesa, inoltre, deve favorire il passaggio dalla carità sentimentale (l’elemosina, occasionale e sbrigativa) alla “dedizione” reale alle persone.

Un terzo segno è lo sforzo di dare nome e cognome ai problemi che la convivenza pone per affrontarli con intelligenza: l'intelligenza politica dell’amore!